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Autoefficacia: Le nostre convinzioni come “profezia” che si avvera

11/04/2023

Come suggerisce il titolo affrontiamo oggi il tema dell’autoefficacia e di come le convinzioni che ciascuno di noi nutre verso sé stesso possano di fatto influenzare i comportamenti e determinare la nostra realtà: 

in una parola assumere la sembianza di una vera e propria “profezia” che si realizza.

 

Entriamo nello specifico

L’autoefficacia o self-efficacy è un argomento (costrutto psicologico) con cui si intende l’insieme di credenze e di convinzioni che una persona possiede circa la propria capacità di:

  • organizzare e
  • eseguire una serie di azioni necessarie per produrre determinati risultati e per raggiungere un obiettivo desiderato.

 

La sua importanza

Già da queste prime battute si può intendere come l’autoefficacia (ossia le credenze sulle nostre personali capacità) influisca in modo significativo sulla possibilità di portare a termine un’azione nelle più svariate circostanze. 

Questa tematica diviene ancora più rilevante se consideriamo che in base alle convinzioni che ognuno nutre verso sé stesso diviene possibile anche predirne il comportamento, che è profondamente influenzato dal proprio insieme di convinzioni.

 

In che modo è possibile predire il comportamento, il perché della “profezia”

Se è vero che l’auto efficacia rappresenta un giudizio personale sulla propria efficacia in termini di azioni e di raggiungimento degli obiettivi, in che senso è pertinente parlare di una “profezia”? 

Per rispondere a questa domanda è importante aggiungere che l’autoefficacia si lega a un’altra importante tematica, quella di:

  • agentività o human-agency, cioè la capacità di intervenire concretamente sull’ambiente e così facendo, di influenzare le circostanze senza subirle passivamente.

Per esempio:

Una persona con elevata autoefficacia nutre la convinzione che sarà in grado di organizzare e di agire in modo tale da raggiungere uno specifico obiettivo, agirà quindi in modo dinamico e presenterà caratteristiche che aumenteranno la probabilità di raggiungere i traguardi attesi: prevedibilmente tenderà quindi a essere determinata, persistente e fiduciosa.

 

Diversamente, una persona con bassa autoefficacia nutre una scarsa convinzione nella propria capacità di poter effettivamente raggiungere un determinato obiettivo, agirà quindi in una modalità maggiormente passiva e presenterà caratteristiche che diminuiranno la probabilità di successo:

prevedibilmente tenderà quindi a non mettersi in gioco per il timore di fallire e di apparire inadeguata e limiterà il proprio campo di azione.

 

Questi esempi suggeriscono come la qualità delle nostre convinzioni circa il “saper fare” e il “poter fare” qualcosa assumono la fattezza di una profezia e che si auto avvera, dal momento che si riflette sulla qualità delle nostre azioni e sulla possibilità di una effettiva riuscita in ciò che facciamo. 

 

Come “prendersi cura” della propria autoefficacia, quali le fonti.

La “buona notizia” è che l’autoefficacia tende a svilupparsi attraverso l’interazione tra l’individuo e l’ambiente ed è quindi suscettibile a modifiche, pertanto non costituisce una disposizione immodificabile.

Inoltre si tratta di una tematica specifica, ciò significa che una stessa persona può credere di possedere una buona efficacia in uno specifico ambito, come ad esempio quello lavorativo ma non in un’altra area come ad esempio quella familiare (o viceversa).

 

Diverse sono le fonti da cui origina l’autoefficacia:

  • la prima fonte riguarda le esperienze di gestione efficace, ossia l’importanza del “mettersi in gioco”, dell’assunzione di responsabilità e così facendo l’essere protagonisti di esperienze dirette in cui affrontare con impegno una determinata situazione (come ad esempio una nuova mansione lavorativa) riuscendo in questo modo ad aumentare la fiducia nelle capacità personali;
  • la seconda fonte riguarda l’esperienza vicaria ossia l’osservazione di modelli di comportamento: il veder raggiungere determinati obiettivi da parte di chi riteniamo essere simile a noi contribuisce all’aumento della fiducia rispetto alla nostra capacità di “saper fare” lo stesso in situazioni analoghe;
  • la terza fonte riguarda la persuasione verbale per cui essere persuasi verbalmente rispetto alla propria capacità di riuscire a raggiungere un obiettivo contribuisce a consolidare e/o a incrementare l’efficacia di noi stessi e a ridurre eventuali dubbi su di sé;
  • la quarta fonte riguarda il senso di affaticamento e di stress percepito: talvolta le reazioni di tensione e di stress possono essere interpretare come predittori di una scarsa riuscita in ciò che stiamo facendo e in ciò che desideriamo raggiungere.

In questo senso diviene importante il modo in cui interpretiamo queste reazioni, da valutare piuttosto che come debilitanti, come conferma del nostro impegno e quindi come ulteriore motivatore delle nostre azioni.

 

In definitiva

È auspicabile possedere buoni livelli di auto efficacia e questo per vari motivi:

essa influenza le nostre intenzioni, orientandoci verso mete più o meno ambiziose e ci consente di perseverare nel raggiungimento degli obiettivi nonostante la comparsa di ostacoli e di eventuali difficoltà, mobilitando tutte le risorse che abbiamo e impegnandoci al massimo.

Inoltre, l’autoefficacia può contribuire a ridurre il livello di stress percepito, a mantenere l’ottimismo e a favorire un buono stato di salute mentale.

Ognuno di noi può essere in parte artefice del proprio destino e il senso di efficacia nelle nostre capacità può divenire in tal senso un significativo spartiacque.

 

di Francesca Paola Di Chio

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