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La scelta d’amore: al cuor non si comanda? 

14/02/2024

Il 14 febbraio, giorno di San Valentino, si celebra tradizionalmente la festa degli innamorati. Per molti è un’attesa gioiosa, per altri un momento di irrequietezza, mentre alcuni lo vivono con indifferenza. In ogni caso, questo giorno offre l’opportunità di riflettere sulla propria vita sentimentale. Può l’amore essere solo una questione di cuore? Cosa guida le nostre scelte d’amore?  Si può imparare ad amare? Amare coinvolge ogni parte di noi e le neuroscienze lo hanno confermato, studiando tutte le componenti chimiche che il cervello attiva quando proviamo euforia, eccitamento e un legame di attaccamento. Ma c’è qualcosa di più profondo che si cela dietro la scelta di un partner. 

Da dove ha origine la spinta alla relazione d’amore? 

Darwin sostiene che tutti noi siamo biologicamente predisposti a cercare di ottenere quello che viene definito «successo riproduttivo», attraverso la trasmissione dei nostri caratteri genetici nei nostri figli e nei figli dei nostri figli. Pertanto, mettiamo in atto comportamenti, proviamo emozioni, e utilizziamo criteri di scelta che, nell’evoluzione, si sono rivelati i più funzionali per raggiungere questo scopo, e sui quali ha operato la selezione naturale.

Quindi, sebbene l’amore non sia associato solamente alla riproduzione e, in ogni persona, si manifesti in modo differente, nella costruzione di una relazione di coppia accade che i criteri di scelta del partner, le emozioni, i correlati chimici o neuronali dell’attrazione, della passione, dell’amore abbiano una spinta comune in tutti gli esseri umani. A guidare le nostre azioni ci sarebbe quindi una sorta di bisogno inconsapevole di immortalità, una necessità di raggiungere la vita eterna attraverso la propagazione delle nostre caratteristiche nella discendenza. Grazia Attili, psicologa evoluzionista, nel suo libro “Attaccamento e amore”, evidenzia come nonostante vi sia una spinta comune, il modo in cui ci si lega alla persona amata e si vive il rapporto di coppia, sono fortemente influenzati dalle esperienze peculiari che ciascuno ha avuto con la propria figura di attaccamento (specialmente la madre). Di conseguenza, il rapporto madre-bambino può essere considerato il prototipo del legame di coppia, non solo per le sue caratteristiche generali, ma anche per quelle individuali. Sebbene negli adulti i meccanismi cognitivi siano più sofisticati, accade che vi sia una sorta di coazione a ripetere legami già vissuti e schemi già esperiti, anche quando disfunzionali, per soddisfare un innato bisogno di coerenza.

Come scegliamo quindi il partner?

In sintesi Grazia Attili evidenzia che nella ricerca di un partner con cui si vuole un legame, vi sono una serie di effetti da cui siamo condizionati che hanno a che fare sia con la spinta evoluzionistica che con il cercare inconsciamente una coerenza rispetto alla propria storia di attaccamento. 

Andando nello specifico l’autrice individua 4 effetti che intervengono nella scelta:

    Effetto familiarità: Noi, come i volatili, siamo portati a scegliere qualcuno che somigli ai nostri fratelli, alle nostre sorelle, ai compagni di giochi della nostra infanzia. Cerchiamo, in altri termini, senza rendercene conto, qualcuno che ci sia familiare. La nostra mente fa sì che le persone che percepiamo come familiari vengano automaticamente viste come più gradevoli. Gli psicologi sociali parlano di mere exposure effect, ovvero «effetto esposizione»: quanto più siamo esposti ad uno stimolo familiare tanto più lo troviamo gradevole. Avere la sensazione che ci appaia una conoscenza pregressa, anche se non se ne è consapevoli, fa sì, per di più, che quella persona ci sembri più prevedibile nei suoi comportamenti e nelle sue reazioni e, quindi, essa si pone, ai nostri occhi, come più rassicurante.

    L’effetto somiglianza: Sempre per promuovere il successo riproduttivo, scegliamo partner che sono simili a noi, e quindi dotati di caratteristiche che è nostro interesse promuovere. A catturare la nostra attenzione, comunque, non è solo la somiglianza nell’aspetto, ma quella relativa a numerose altre dimensioni, che vanno dall’attrattiva fisica allo stato socio-economico, la classe sociale, il livello culturale. Così tendiamo a tramandare non solo le nostre caratteristiche fisiche ma anche quelle socio-culturali.

    L’effetto diversità: Tuttavia, normalmente, scegliamo persone che sono diverse da noi per uno o più aspetti particolari, ovvero per ciò che concerne il loro sistema immunitario. In questo modo ci assicuriamo una progenie maggiormente in grado di resistere agli agenti patogeni esterni. La prole di due genitori con sistemi immunitari diversi, infatti, viene favorita dalla diversità genetica che ne deriva, in quanto sviluppa un sistema immunitario più solido.

  L’effetto sensibilità: Nel caso si selezioni qualcuno per una relazione che non sia un rapporto rapido o saltuario, la precedenza viene data a partner potenziali che si mostrino premurosi, che siano sensibili ai bisogni affettivi, che si mostrino in grado di prendersi cura dell’altro. In pratica si utilizzano gli stessi criteri che vengono impiegati dai bambini, quando possono scegliere tra più figure di attaccamento: indirizzano le loro richieste a colei (o colui) che più è in grado di ridurre il disagio, che più sa lenire la paura, che è più in grado di confortare; a quella si attaccano e quella diventa la figura di attaccamento principale. Questa disponibilità a prendersi cura dell’altro e ad accettare di essere accuditi assume così un grande valore. È questo valore ad avere un effetto sulla stessa attrazione sessuale e a fare dell’altro un partner potenzialmente duraturo.

Ma si può imparare ad amare?

Siamo portati biologicamente a superare l’isolamento attraverso l’accoppiamento. Le teorie sull’attaccamento ci dimostrano quanto sia universale la spinta a questa unione ed è opinione incontrastata il fatto che l’amore muova tutte le cose. Tuttavia, per le persone trovare la persona amata risulta spesso assai difficile. Come mai?  È evidente come in questo intervenga un’altra importante questione: il peso delle aspettative sociali. Il nostro sviluppo relazionale avviene infatti all’interno di un mondo sociale che ha peso sulle nostre scelte. Il concetto di amore romantico con cui si è cresciuti, l’influenza della moda su l’attrattiva e il sex appeal e, infine, la falsa convinzione che non vi sia nulla da imparare in amore sono alcune delle influenze che portano le persone a credere che l’amore sia un problema di oggetto. Erich Fromm, psicologo e psicoanalista, evidenzia invece che il primo passo per imparare ad amare è convincersi che essa sia un’arte e quindi necessiti di disciplina, pazienza, supremo interesse e umiltà. L’amore per Fromm consiste nella conquista dell’unione interpersonale, nella fusione con un’altra persona. Essa si differenzia dall’unione simbiotica passiva, dove a prevalere sono la dialettica tra dominio e sottomissione. L’amore maturo è un potere attivo che permette di preservare la propria integrità. Due esseri diventano uno, restando tuttavia due. Non si parla quindi di un rapporto in cui vi è l’annullamento dell’individualità dei due soggetti, ma di uno in cui entrambi sono in grado di donare all’altro, generando una situazione di vitalità e felicità reciproca. Questo tipo di amore è l’unico duraturo, quello che richiede dedizione attiva verso la persona amata. E questo tipo di amore, se presente, è strettamente connesso con tutte le altre attività. Per Fromm, infatti la stessa società deve essere organizzata in modo che la natura sociale e amante dell’uomo non sia separata dalla sua esistenza sociale, ma diventi un’unica cosa con essa. E avere fede che l’amore sia un valore sociale oltre che individuale, è quella scelta razionale che si fonda sull’accogliere l’essenza intima dell’altro/altra. 

Bibliografia: 

Attili G. 2022. Attaccamento e amore. Bologna: Il Mulino

Attili G. 2017. Il cervello in amore. Le donne e gli uomini ai tempi delle neuroscienze. Bologna: Il mulino

Fromm E. 1956. L’arte di amare. Milano: Arnoldo Mondadori

Sitografia: 

https://www.economist.com/the-economist-explains/2014/02/12/the-science-of-love-at-first-sight

https://www.ipsico.it/news/chimica-dellamore-cosa-accade-nel-cervello-di-un-innamorato/ 


Articolo scritto da:

Francesca Della Chiesa

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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