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Workaholism: Dipendenza dal Lavoro

29/05/2024

La parola workaholism è nata dall’unione di due termini anglosassoni, work, (lavoro) e alcoholism (alcolismo). Significa, letteralmente, dipendenza dal lavoro. Il termine è stato coniato nel 1971 dallo psicologo Wayne Oates e i dipendenti dal lavoro vengono definiti workaholic. Il workaholism ha una componente comportamentale, l’atto del lavorare incessantemente e una componente psicologica, l’avere sempre i pensieri occupati dal lavoro.

Dipendenza dal lavoro

Questa dipendenza non è semplice da identificare. Innanzitutto, perché viviamo in una società che non solo accetta ma incoraggia comportamenti di questo tipo: spesso, infatti, le persone molto impegnate nel lavoro, o che dedicano alla loro professione molto tempo e fanno molti sacrifici, sono ben viste e lodate. Tuttavia, il workaholism non è semplice passione o dedizione verso il proprio lavoro. Si può definire come una vera e propria dipendenza e, come ogni dipendenza, ha dei sintomi.

Alcuni sintomi del workaholism possono essere:

  • non riuscire a non pensare al lavoro anche nelle ore libere;
  • dedicare all’attività lavorativa molte più ore di quelle richieste o necessarie;
  • dimenticarsi di fare delle pause durante l’attività lavorativa;
  • sensazione di “crisi di astinenza” nei momenti senza lavoro;
  • compromissione della vita relazionale e familiare a causa del tempo dedicato al lavoro.

Valutazione del workaholism

La Bergen Work Addiction Scale è uno strumento di valutazione della dipendenza dal lavoro. Se la persona che esegue il test si identifica in quattro o più aspetti, può considerarsi a rischio.

  • Pensi al tempo che puoi ritagliarti per lavorare di più.
  • Passi più ore al lavoro di quelle che ti spettano.
  • Lavori per cercare di non sentire sensazioni di ansia e depressione.
  • Ti è già stato detto da altre persone che dovresti lavorare di meno, ma non ci riesci.
  • Senti stress e frustrazioni se ti viene proibito di lavorare.
  • Il lavoro è è la tua priorità, viene prima dei tuoi hobby, delle attività piacevoli e dell’esercizio fisico.
  • La quantità di lavoro ha influenzato negativamente la tua salute.

L’aspetto più preponderante della dipendenza dal lavoro è il fatto che la persona concentri tutte le sue energie sulla sua professione per fuggire dal confronto con se stessa, dal vaso di Pandora che si aprirebbe se si mettesse realmente in ascolto delle sue emozioni. Spesso, i workaholics sono persone che hanno bisogno di lavorare incessantemente per mettere a tacere sentimenti di depressione, ansia, vuoto e mancanza di autostima. Gli obiettivi lavorativi diventano il metro attraverso cui la persona sperimenta la sua autoefficacia e la concentrazione su di essi serve per colmare dei vuoti. Lavorando si evita di pensare ai reali problemi della propria vita: il lavoro diventa quindi lo strumento attraverso cui è possibile controllare la realtà, dal momento che altre emozioni non si riescono a controllare.

Caratteristiche della dipendenza

Il workaholism ha le stesse caratteristiche delle altre dipendenze, che siano da sostanze, dall’alcol, dal gioco d’azzardo e molto altro. La dipendenza dal lavoro è, infatti, caratterizzata da aspetti molto precisi. Il lavoro diventa l’attività più importante della vita di una persona, ne influenza l’umore e la quantità tende ad aumentare sempre di più. Durante i momenti in cui non è possibile lavorare la persona sperimenta una vera e propria crisi di astinenza, e la dipendenza arriva a distruggere la vita privata e affettiva. Come per tutte le dipendenze, se si riesce ad arrivare a un momento di disintossicazione, può seguire una ricaduta.

Cause familiari e predisposizione

La dipendenza dal lavoro può colpire in particolar modo soggetti predisposti. La predisposizione riguarda diversi ambiti. Solitamente sono persone che hanno un vissuto familiare costellato da conflitti e disfunzionalità, in cui, in particolare, sono state abituate e “forgiate” da stress e pressione continui. Non solo, chi ha avuto una famiglia in cui i successi scolastici, sportivi e performativi in generale erano prioritari rispetto al benessere psicologico, è altamente a rischio di sviluppare questa patologia.

Lavoro compulsivo come trauma response

Le persone che sviluppano una dipendenza dalla propria attività lavorativa possono essere persone che hanno subito lutti, separazioni o perdite e “usano” il lavoro come una vera risposta al trauma: l’impegno compulsivo nella professione le aiuta a deviare l’attenzione dal fatto non risolto, distrarsi da esso, evitare di doverci fare i conti. L’efficacia nel proprio lavoro e il raggiungimento di obiettivi legati a esso alimenta l’autostima e dà l’illusione di poter avere il controllo sulla propria vita, cosa che gli eventi traumatici non consentono.

Colmare bisogni o vuoti

In ambito psicologico sono stati osservati tratti in comune tra i workaholics e le personalità ossessivo compulsive: questo significa che la dipendenza può manifestarsi anche verso altro. Ogni dipendenza, infatti, nasce per colmare un bisogno non soddisfatto o mettere a tacere delle sensazioni. L’euforia che si prova durante il lavoro si può paragonare a quella di chi sperimenta sostanze stupefacenti o alcool. Ma come la dipendenza da droghe o l’alcolismo, anche il workaholism può insinuarsi in persone predisposte perché membri di una famiglia dove sono presenti oggetti che presentano dipendenze.

Cause biologiche

Alcuni studi su soggetti affetti da workaholism hanno evidenziato anche alterazioni nei neurotrasmettitori responsabili della gratificazione e del piacere. In queste persone, le sensazioni di piacere che di solito si provano stando insieme alle persone che si amano o praticando attività che appassionano, vengono sperimentate solo attraverso l’attività lavorativa.

Workaholism e nuove tecnologie

Se l’avvento delle nuove tecnologie ci ha favorito lavorativamente, perché ha permesso che certi processi diventassero automatici, veloci, può aver peggiorato chi è affetto da dipendenza lavorativa. Le nuove tecnologie, infatti, ci permettono di rimanere connessi con il mondo per un tempo potenzialmente illimitato. è sempre più frequente che le persone si trovino a leggere comunicazioni lavorative e rispondere ad esse anche in orari serali o durante i fine settimana. L’iper connessione delle nostre vite è senza dubbio un aspetto che alimenta il workaholism: se prima era necessario essere in un determinato luogo per svolgere un’attività lavorativa, adesso è possibile svolgerla ovunque. e in qualunque momento.

Workaholism nel mondo

Il Giappone è tristemente noto per il fenomeno del karoshi, un termine da noi sconosciuto che indica la morte per il troppo lavoro, causata da infarti, ictus o altre manifestazioni. In questo paese è molto comune identificare il valore di una persona con il lavoro che svolge, per questo ai lavoratori capita spesso di essere sfruttati e di non utilizzare i giorni di ferie che, seppur esigui, avrebbero a disposizione durante l’anno, pena un biasimo sociale. Il workaholism è presente anche in Occidente sia tra le vecchie sia tra le nuove generazioni: la società, sempre più “liquida” e il lavoro sempre più precario, la prospettiva di un posto “fisso” sempre meno accessibile e l’incubo di non riuscire a percepire, nel futuro, la pensione, sta influenzando negativamente i giovani.

Terapia e risoluzione

È importante che la persona affetta da workaholism intraprenda una terapia per evitare che questa dipendenza si impossessi della propria vita e dei propri affetti. Fondamentale è che attraverso la terapia si riescano a capire le cause che hanno scatenato il rifugiarsi nell’attività lavorativa da parte della persona, aiutarla a prenderne coscienza e risolverle, per ritrovare il piacere nella propria vita e nelle meravigliose attività che ci aspettano al di fuori dei nostri luoghi lavorativi.