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L’importanza di mettersi in dubbio

28/03/2023

Ogni giorno operiamo come professionisti, genitori o mentori, cercando di svolgere il nostro ruolo al meglio delle nostre possibilità.
Nel fare questo, non sappiamo mai se quello che stiamo facendo sia o meno la cosa più giusta in assoluto. In effetti, non abbiamo mai in tasca la verità o la certezza: nella vita non esiste un “manuale delle risposte”, una “guida all’uso” da poter estrarre all’occorrenza.

Tante volte (o forse sempre?) agiamo senza sapere se quello che stiamo facendo sia o meno la scelta migliore. La desideriamo ardentemente, ma non avremo mai la prova certa e spesso ci troveremo ad agire anche per tentativi, o a procedere con un certo margine di incertezza.

 

Essere consapevoli di questo margine di incertezza, in un certo senso, può essere determinante.

 

Più vado avanti nella mia professione, interfacciandomi con altri professionisti, e più mi accorgo che quello che conta, in molti casi, è l’atteggiamento interno, la disposizione al metterci in discussione. L’agire intorno a questo margine di incertezza.
Ossia il chiedersi continuamente: come sto agendo? in che direzione sto andando?

Un atteggiamento che consiste nel non dare mai per scontato di essere matematicamente nel giusto, ma che permette di porci continuamente delle domande sul nostro operato, avendo un occhio vigile con cui “monitorarci”.

A mio avviso questo atteggiamento interiore permea il nostro comportamento, infondendolo di un mindset di apertura e disponibilità al cambiamento. Come se tenessimo sempre attive le antenne ricettive, pronte a ricevere stimoli dal mondo e a considerare nuovi punti di vista.

Queste antenne sono essenziali per agire in modo etico.

Infatti, credo che non sia tanto fondamentale essere impeccabili come professionisti (un obiettivo realisticamente irraggiungibile!), ma forse lo è il nostro domandarci continuo, il nostro riflettere su ciò che stiamo facendo e su noi stessi soprattutto. Forse è fondamentale il nostro continuo andare verso il miglioramento, sapendo che non abbiamo mai la verità in tasca.

Se pensiamo di averla, infatti, semplicemente ci fermiamo.
Fermiamo noi e chi ci sta accanto, immancabilmente, perché il nostro agire si scontra sempre con le vite degli altri e le influenza.

 

Finché siamo auto-referenziali, indisponibili a riconsiderare il nostro agire, allora stiamo ergendo un muro che ci impedirà di crescere e di trasformarci. Saremo sordi e ciechi, perché non potremo accogliere alcuno stimolo dal mondo per cambiare rotta.

Del resto, se pensiamo di agire con la verità assoluta in tasca, perché mai dovremmo essere disposti a ricrederci?

E a quel punto, quando sbaglieremo (perché accadrà matematicamente), non avremo via d’uscita, perché continueremo a sbagliare e a procedere con i paraocchi, nell’impossibilità di cambiare direzione.

Ma allora, quanto danno potremmo fare, pur senza volerlo?

Ecco perché accogliere il dubbio e mettere sé stessi in discussione è tanto importante.
E mettersi in dubbio non significa “non credere nei propri valori o non avere una sufficiente stima”, tutt’altro!
Significa essere disponibili a cambiare metodo, quando si rende necessario, restando fedeli a chi siamo e tenendo a mente i nostri valori come guida del nostro agire, senza assolutismi e rigidità.

Mettersi in dubbio non significa “non puntare e guardare con chiarezza” verso una direzione o “non operare con convinzione” rispetto ad essa, ma implica semmai avere uno sguardo ampio, che ci aiuti ad identificare sempre nuove strade e a non essere ciechi.
Significa, in un certo senso, saper tenere la porta della nostra mente socchiusa.
Se è socchiusa, infatti, possiamo ricevere stimoli dall’esterno e valutare se accoglierli o tenerli fuori.

Il mio invito è quindi quello di abbracciare di più, nella vita quotidiana, questo atteggiamento interno, che immancabilmente genera valore e apertura.
Ma non solo.
Questo atteggiamento consente anche a chi ci sta intorno di sentirsi più legittimato nel darci il suo feedback o la sua opinione che può essere preziosa e determinante.

Più pensiamo di avere in mano le certezze e ci irrigidiamo sulle nostre posizioni e più, infatti, saremo resistenti al cambiamento ed alle sollecitazioni degli altri, che ad un certo punto, potrebbero smettere di dirci le cose, di farci notare i nostri errori, di stimolarci. Più siamo rigidi e più generiamo rigidità e diffidenza negli altri.
Il risultato?
Se noi ergiamo un muro, alla fine, possiamo essere sicuri che anche il mondo lo ergerà con noi.
E allora qualsiasi crescita sarà impossibile.

Liberiamoci, quindi, dei nostri paraocchi e facciamolo prima che anche il mondo ci consideri un caso perso e smetta di darci i suoi stimoli vitali.
Teniamo un mindset che ci consente di metterci sempre in dubbio, perché così facendo ci apriremo al cambiamento e alla flessibilità. E in questo modo allora potremo crescere e diventare sempre migliori come professionisti, genitori e mentori. Ma soprattutto, come persone.

 

Scritto da: Cristina Paschina

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