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La trappola mentale di agire per “partito preso”: quali sono i rischi?

20/02/2023

Quante volte ci capita di prendere una decisione per partito preso? Quante volte assumiamo una posizione, anche assoluta e rigida, senza effettivamente conoscere tutte le variabili o le carte in gioco? Quante volte agiamo “per sensazioni” più che per reale conoscenza?

Probabilmente molte.

Anche a me è successo diverse volte di dire a priori dei “no” a delle situazioni, semplicemente perché pensavo che fossero inadatte a me o incoerenti rispetto ai miei precedenti comportamenti.

Lo pensavo, lo potevo presumere con un certo grado di errore, ma non ne avevo una reale prova e nemmeno potevo vantare di conoscenze più vaste.

Eppure, basandomi esclusivamente sui comportamenti precedenti, ho agito di conseguenza. Tante volte ho detto di “no” ad una novità troppo inaspettata e insolita, sottraendomi ancor prima di iniziare la partita. Spesso ho pensando semplicemente che “non facesse per me”.

E in alcuni casi questi miei “no” così assoluti mi hanno privato di esperienze e di apprendimento, mi hanno fatto perdere delle occasioni e dei treni che mai più torneranno.

Altre volte, per fortuna, ai miei “no” si sono poi contrapposti altri pensieri: Qual è il rischio di agire sempre per partito preso? Che cosa mi sto perdendo? 👈

Proprio sulla base di queste domande e delle mie esperienze, vorrei proporre una riflessione.

Una delle cose che più sto capendo, nell’affrontare la complessità della vita, è che agire per partito preso è spesso controproducente, specialmente quando affrontiamo situazioni del tutto nuove, di cui non possiamo conoscere gli esiti a priori.

Diventa facile irrigidirci davanti alla paura e all’insicurezza di come potremmo sentirci o di cosa potrebbe succedere.

Siamo tante volte spaventati dalla novità e questo è, in una certa misura, naturale ed insito nel comportamento umano.

Infatti, siamo naturalmente portati ad attuare nel presente/futuro dei comportamenti che sono “coerenti” con i nostri comportamenti del passato, con i nostri “modelli appresi”. E questo succede per evitare di trovarci in una spiacevole condizione di dissonanza cognitiva (ossia una situazione in cui ci sono pensieri/opinioni e comportamenti in aperta contraddizione tra di loro).

Ci piace sentirci sempre coerenti con noi stessi. Ci piace pensare di non passare mai attraverso contraddizioni.

❗ Ma attenzione: essere coerenti con sé stessi, non significa restare sempre uguali e non cambiare mai!

La coerenza interna è qualcosa di diverso. Significa agire dei comportamenti in maniera che sia coerente ai nostri valori, obiettivi, priorità ed opinioni nel momento in cui li mettiamo in atto, ma non rispetto agli anni o alle scelte fatte tempo addietro.

La nostra sensazione interna di coerenza forse non andrebbe “ancorata” a situazioni del passato, in cui noi eravamo profondamente diversi, perché altrimenti non ci sposteremo mai nella vita, ma resteremo bloccati da quella stessa ancora.

Infatti i valori, gli obiettivi, le priorità e le opinioni sono, per fortuna, suscettibili di cambiamenti continui.

Se pensiamo che sarebbe folle che un uomo di 50 anni avesse le stesse priorità e valori di quando aveva 15 anni, allora dovremmo anche pensare che se agiamo sempre per antichi partiti presi, alla fine, non cresceremo mai come individui, ma resteremo sempre uguali.

Ma perché ci piacciono tanto questi partiti presi? Innanzitutto, hanno il potere di essere estremamente rassicuranti a livello emotivo. Questo perché ci fanno permanere in una zona di comfort che già conosciamo, in cui non dobbiamo mettere in discussione nessuna delle nostre pregresse credenze, con il rischio di poterla addirittura modificare, ricredendoci.

Nel non ricrederci mai, ci illudiamo di essere persone coerenti.

Ma diciamoci la verità: ricrederci è spesso un rischio al quale non vogliamo sottoporci, perché è semplicemente scomodo o spiacevole.

Per questo ci rifugiamo nei nostri assolutismi.

👉 E questa è proprio una delle nostre più pericolose trappole cognitive dei processi decisionali, di cui siamo spesso inconsapevoli.

Quindi, per raggirare la trappola, iniziamo a considerare questo pensiero: la posta in gioco che potremmo perdere, nell’aggrapparci ai “no” e ai vecchi partiti presi, è straordinariamente alta.

L’ esistenza è semplicemente troppo complessa per essere vissuta per assolutismi e per partiti presi. Le variabili in campo sono troppe e noi non le conosciamo tutte e nemmeno dovremmo correre il rischio di perderci esperienze, solo perché siamo troppo lontani dalla nostra confort zone o perché vogliamo illuderci di essere coerenti con noi stessi.

A chi non è capitato di dire: il pizzetto “no”; la pizza pepperoni ed ananas “no”; una vacanza in campeggio “no”; un cane in casa “no”; una relazione a distanza “no”; un trasferimento all’estero “no”.

Ma quanti di questi “no” erano basati su una reale esperienza? Abbiamo mai preso in considerazione l’idea che nel dire di no a priori potremmo, semplicemente, commettere un grosso errore?

Per fortuna, a volte abbiamo la possibilità di trovarci incastrati in situazioni nuove che ci portano fuori dalla comfort zone e che ci fanno considerare nuove prospettive e strade. Strade che altrimenti non avremmo mai e poi mai imboccato. Strade nella quali potremmo accorgerci di stare sorprendentemente bene. Ma se questo stimolo dall’ambiente non arriva, siamo capaci noi di sperimentarci e di superare questa resistenza interna al cambiamento?

Buttarci nelle esperienze o nelle scelte nuove e scomode, opponendoci a queste trappole cognitive, è estremamente difficile. Dobbiamo fare un enorme sforzo di razionalità per riuscirci.

Che cosa ci può aiutare in questo processo, per evitare di congelarci?

Innanzitutto, possiamo pensare che ad agire per partiti presi conosciamo spesso solo un lato della medaglia e che non abbiamo ancora mai potuto raccogliere elementi su come ci sentiremmo nell’altra posizione. Di fatto, moltissime volte non abbiamo mai nemmeno avuto esperienza dell’altra condizione! E ci basiamo su delle credenze, delle ipotesi, delle deduzioni. Ipotesi che, senza una controverifica, sono realmente vere?

In che modo possiamo giudicare realmente come ci sentiremmo a prendere le altre posizioni, se non le sperimentiamo?

Prima di prendere delle decisioni per partito preso, pensiamo quindi a questi elementi:

  1. Stiamo agendo sulla base di credenze che potrebbero essere smentite e, finché ci sottraiamo dell’esperienza, ci priviamo della possibilità di smentirle e ricrederci, semplicemente perché è scomodo.
  2. Stiamo influenzando il nostro futuro esclusivamente sulla base dei comportamenti fatti nel passato e di un piccolo “span” di esperienze (un solo lato della medaglia), ma non sulla base di validi elementi empirici.
  3. Ci stiamo privando della possibilità di vivere delle esperienze nuove, che potrebbero piacerci assai.
  4. Nel rifugiarci dietro alla comodità dei partiti presi, rischiamo di congelarci dietro ad una stasi sterile, che ci porterà a non crescere mai.

Teniamo a mente questo, per non lasciarci intrappolare.

Scritto da Cristina Paschina

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